È notte fonda.
Io sto dormendo in un sonno profondo e sono talmente stanca che non riesco
neanche a sognare, o meglio a ricordare ciò che il mio cervello elabora.
Il buio della
notte avvolge ogni cosa, il silenzio ha avvolto tutta la stanza. Ad un certo
punto però le mie orecchie sentono uno strano sibilo, lontano, indistinto. Poi,
con più chiarezza, il suono inizia a prendere più consistenza ed ecco, sul mio
lato sinistro, il telefono di casa squillare vivacemente.
Mia nonna mi
chiede di passarle il telefono. Io glielo passo, poi un’esclamazione ed infine
la notizia: è morto zio *********.
Lui era l’ultimo fratello rimasto
in vita di mio nonno. Un uomo che amava i pezzi di Frank Sinatra, che amava
giocare a pallone durante la sua giovinezza, che tifava fortemente l’Inter, che
si è sempre dimostrato inseparabile dal vizio del fumo ed un uomo sicuramente
di classe, come del resto tutto il nucleo famigliare di mio nonno.
Sono rimasta rattristata dalla
notizia certo, ma anche rasserenata, dal pensiero di sapere finalmente tutti
quei cinque fratelli riuniti in cielo. La fede, questo ti da la fede: la
speranza, l’amore eterno, una continuità di sentimenti con i propri cari da
raggiungere un domani.
L’unica cosa che mi ha lasciato
un vuoto interiore abbastanza rilevante è stato il pensiero che tutta quell'intera famiglia se ne sia andata, così, sciolta come la neve. Una famiglia di una
classe e di una distinzione fuori dal comune, ma soprattutto una famiglia piena
di semplicità. È da quella mia parte di albero genealogico che sicuramente
deriva quella mia istintiva voglia di conoscere la giustizia, di intraprendere
gli studi in legge. Di certo, se potrò realizzare questo mio sogno, dedicherò
la mia carriera a loro, da cui prenderò esempio e di cui non mi scorderò mai.
Le notizie di oggi per me ad ogni
modo non si sono limitate a questa, ma già stamattina il mio telefono cellulare
me ne ha riserbate delle altre. Cosa poter dire, non sono state tanto belle neppure
queste: a breve sarò chiamata nuovamente a dover affrontare di petto una
situazione non proprio piacevole e per di più, da un’altra situazione, mi è
stata lanciata un’allusione. Queste due situazioni però, ve lo dico
chiaramente, derivano da dei capricci, fisime mentali, complessi di
inferiorità, isterie. Dunque, sapete cosa vi dico? Se prima ero solita prestare
anche un minimo di attenzione a queste persone problematiche ora non lo farò
più, neanche un secondo. Cosa possono avere costoro, a confronto di persone
così distinte come quelle della famiglia di mio nonno, da poter turbare con i
loro capricci le anime altrui? Chi si credono di essere questi isterici vagabondi?
Oggi io ho tratto una
conclusione. Di questi ultimi personaggi citati, a confronto con la notizia di
mio zio, ho notato che non me ne frega
proprio nulla. Il senso che ho trovato in ciò è semplice, semplicissimo: il
segno non lo lascia chi urla, strepita e mette in scena dei teatrini attorno a
sé per mettersi al centro dell’attenzione. Il segno, che lasciano le persone
davvero grandi e stimabili, lo lasciano i silenzi, che si mantengono attorno a
grandi fatti, grandi morali e vere grandi opere.
Per finire questo post, un po’
triste già, ma spero gradito…non posso che inserire un pezzo di Frank Sinatra,
naturalmente dedicato a te zio, per un ultimo saluto: